Al giorno d’oggi, il successo della tua attività passa necessariamente dalla tua presenza digitale. E non basta avere un sito. Questo deve anche essere visibile sui motori di ricerca, affinché i tuoi potenziali clienti possano trovarti. Dovresti perseguire questo obiettivo con tutte le tue forze, ma non “con ogni mezzo”. Infatti, alcune tecniche possono trasformarsi in un clamoroso autogol. In quest’articolo scoprirai in cosa consiste una penalizzazione Google e imparerai a riconoscerla ed evitarla.
Cos’è una penalizzazione Google?
Il colosso di Mountain View lavora costantemente per rispondere alle richieste dei suoi utenti con i contenuti più attinenti ed esaustivi. In quest’ottica, la penalizzazione Google punisce chi prova a “fregare” l’algoritmo, allo scopo di migliorare il posizionamento del proprio sito. La sanzione consiste in una drastica o totale riduzione di visibilità nella SERP (la pagina dei risultati della ricerca).
Quali tipologie di penalizzazione Google esistono?
Facciamo innanzitutto una distinzione. Si parla di penalizzazione manuale se è il team di Google ad assegnarla. In questo caso riceverai una comunicazione all’interno della tua Google Search Console. Saprai subito il motivo e sarà più facile rimediare.
Più pericolose per il tuo sito sono le penalizzazioni algoritmiche, applicate in automatico e non segnalate. Ti dovrai mettere al lavoro per capire dove hai sbagliato e per cercare di risolvere.
Una seconda distinzione riguarda l’entità della sanzione che può essere di tre tipi:
- ban. Il sito viene completamente eliminato come risposta alla query (l’interrogazione che l’utente fa al motore di ricerca);
- declassamento. Il tuo posizionamento nella SERP calerà in modo più o meno drastico, definitivamente o per un periodo di tempo limitato;
- filtro. Google renderà invisibili le pagine del sito ritenute di scarso valore o con contenuti duplicati.
Penalizzazione Google: come riconoscerla?
Se hai ricevuto una penalizzazione algoritmica, come puoi scoprirlo? Innanzitutto, dai un’occhiata al traffico organico del tuo sito. Se noti un crollo delle visite, è possibile che tu sia stato sanzionato.
Esistono poi ottime piattaforme di analisi, come SeoZoom e SemRush, ma il primo a tenderti una mano è proprio il gigante che ti punisce. Google Search Console ti fornisce gli strumenti per vedere il tuo sito nell’ottica del motore di ricerca.
Quali tecniche evitare per non incorrere nella penalizzazione Google?
Veniamo ora alla parte più pratica dell’articolo. Qui ti sveliamo le principali tecniche definite black hat SEO, da cui dovrai stare alla larga per evitare di essere punito dalla grande G. Passiamole in rassegna:
- keyword stuffing. Le parole chiave sono importanti, ma se le ripeti troppo spesso la pagina risulterà sovraottimizzata e questo non piace a Google;
- testo nascosto. Si tratta di parole o frasi dello stesso colore dello sfondo, invisibili per l’utente ma contenenti keyword. Il motore di ricerca le riconosce e capisce che stai provando a ingannarlo;
- link spam. I link in entrata verso il tuo sito devono provenire da fonti autorevoli e da contenuti di qualità;
- Pagine doorway e domini ombra. Creare pagine e siti secondari di scarso valore, con lo scopo di posizionarsi nelle SERP e indirizzare poi l’utente da un’altra parte, non ti aiuterà. Anzi, ti causerà una penalizzazione;
- SEO cloaking. Consiste nella realizzazione di versioni differenti di una stessa pagina. L’utente la visualizza in un modo, mentre il bot di Google incaricato di scansionare il web la vede diversa, ottimizzata per ingannarlo. Peccato che il bot in questione (il cosiddetto spider) sia più furbo del programmatore.
Speriamo che tu abbia trovato utile questa lettura. Ti sarai sicuramente reso conto di quanto la materia sia complessa e di quanto sia necessario un elevato grado di specializzazione. Per questo, affidarti a un team di professionisti del settore è la soluzione migliore per raggiungere il successo nel mondo digitale. Contattaci per un check up gratuito del tuo sito.